mercoledì 19 maggio 2010

Italia S.p.a.? No grazie, preferisco espatriare!

Premessa
Vorrei chiarire fin da subito che con questo post non intendo fare politichetta o arringhe anti-berlusconiane, ma semplicemente cercare di esternare le mie riflessioni, ancora a caldo, a livello assolutamente personale.

Non saprei definire con precisione la sensazione che ti rimane dentro mentre e dopo la visione di questo film. Disgusto? Indignazione? Pietà? Incredulità? Forse un miscuglio di tutto riassumibile in una sola semplicissima parola: SCHIFO. Un gran bello schifo, termine che spesso e volentieri mi viene da associare al nostro beneamato Presidente del Consiglio, chissà come mai, oltre che a tutto il suo codazzo di protetti che sbavano di fronte all'idea di lauti guadagni, possibilmente ai danni della brava gente. 

Quello che mi ha impressionato di più, come sempre, è l'ignoranza del popolo che spesso sconfina nell'ingenuità più sconfortante. Mi sono venuti i brividi nell'ascoltare la testimonianza dei sopravissuti che osannano Silvio per averli salvati donando loro una nuova casa (che in realtà in comodato d'uso!). Comprensibile certo, ma vedere come in queste persone si sia realizzato il perfetto "suddito berlusconiano" che non sa e non vuole sapere mi inquieta. E anche quando sa, non si pone il problema, ci ride su, chiude un occhio come si perdona la marachella al bambino di cinque anni perchè è piccolo.

Un altro elemento che colpisce è il paesaggio. Un paesaggio desolato, triste e cupo, un paesaggio post-bellico dove gli edifici distrutti sono stati abbandonati, nelle strade non si vede anima viva e il silenzio è agghiacciante. Una vera città fantasma presidiata dai militari. E ci si chiede perché? Perché lasciar morire così una città, tra l'altro ricca di storia? Perché spendere cifre esorbitanti per case nuove di zecca, ma fredde e con intorno il nulla quando con la metà dei soldi probabilmente sarebbe stato possibile ricostruire molti degli edifici danneggiati del centro? La risposta la sappiamo ed è sempre quella. E' l'unica cosa che sembra muovere il mondo. Non importa se qualcuno ne soffrirà, non importa se va contro la morale o l'etica o semplicemente l'onestà personale, non importa nulla. Basta che io ci guadagni qualcosa. Perché è questo che conta. GUADAGNARE. Sempre e comunque, il più possibile, senza il minimo scrupolo. E perché farsene d'altronde? Chi può fermarli?

L'intervista finale (della quale purtroppo non ricordo le parole esatte) è stata il colpo di grazia che ha mandato in pezzi una delle mie convinzioni in questo momento buio per l'Italia. Ma sì dai, non può durare ancora molto. Gli italiani non possono essere così stupidi. Prima o poi tutto questo finirà e potremo lavorare per tornare a essere un paese civile. Sì ho detto civile. Perché un paese dove le disgrazie sono sfruttate per far guadagnare i più potenti, dove l'individualismo più sfrenato ha portato a governare l'Italia come una società per azioni, dove si cerca ogni giorno di imbavagliare le voci fuori dal coro e offuscare le informazioni NON è civile. Nossignore. Viene da pensare che tutto questo non può durare. E INVECE NO, DURA!


Per oggi dal fronte Bello Schifo è tutto.

mercoledì 5 maggio 2010

Un week end al bar Botero: studio antropologico del cliente tipo al camping Florenz (Lido degli Scacchi - FE)

Lavorare in un bar, a mio avviso, è uno dei mestieri più interessanti che ci siano sulla piazza. Sicuramente ti distrugge fisicamente ma ti permette di osservare un sacco di gente, e di trarne le relative conclusioni. Lo scorso week end mi ha visto all'opera dietro il bancone del bar Botero, presso il camping Florenz dove lavorerò anche quest'estate e posso dire di aver individuato alcune tipologie di cliente che si ripresentano immancabilmente ogni anno:

1) Il beone che vuole socializzare
Di solito questo personaggio passa la sua giornata al bar partendo dalla mattina con la colazione, verso le 10 caffè corretto, a mezzogiorno aperitivo, dopo pranzo caffè e amaro, nel pomeriggio birretta, prima di cena aperitivo, dopo cena caffè, ammazzacaffè e altri alcolici vari ed eventuali finchè il bar non gli chiude le porte in faccia. Sono sempre uomini, generalmente simpatici che non appena leggono il tuo nome sul cartellino di riconoscimento ti chiamano per nome ogni santa volta, spesso anche quando non hanno bisogno di nulla. Piccolo problema: quando cominciano ad essere ubriachi (e molesti) non sai come fare per liberartene. Lui ha taaaaanto spazio d'azione, tu no. Tu hai quei 6/7metri per 1 che ti concede il bancone del bar e non puoi scappare nè trovare scuse per allontanarti. Unica soluzione: SOPPORTARE e sperare che si stanchi presto.
NOTA: quando il soggetto in questione è pure straniero (per esempio tedesco) il gioco si fa duro. Già vorresti terminarli all'istante se poi ti tocca sforzarti per capire cosa vogliono dire (e rispondere di conseguenza) è la volta buona che corri in bagno fingendo un attacco fulminante di diarrea.

2) Il tamarro autoctono
Il tamarro autoctono è un genere in rapida riproduzione ogni anno e non accenna a diminuire. Il look più classico prevede pantalone a vita iper-bassa che mette in bella vista le mutande (se ti va bene) dei colori più aberranti, cintura con fibbia pacchiana di qualche firma (spesso tarocca, comprata in spiaggia dai neri), magliette e/o maglioncini attillati anche quando Madre Natura non gli ha dato le facoltà fisiche per indossare certi vestiti, capelli ingellati che modella secondo le forme più impensate manco fossero fatti di plastilina oppure cappellino da baseball rigorosamente appoggiato (mai calzato) sulla testa. Di solito il soggetto si presenta al bar tre minuti prima della chiusura serale con il suo codazzo di amici tamarri ordinando una quantità industriale di roba da bere (e costringendoti quindi a fare almeno altre due lavastoviglie). Tu sei stanco come un cammello che ha fatto 100 km nel deserto senza mai fermarsi e vorresti cacciarli a pedate ma ti costringi a sorridere esibendo un cortese "Prego, ditemi!". Dopo un quarto d'ora di consultazione chiassosa condita da bestemmie a caso finalmente hanno deciso cosa prendere, consumano le loro bevande e se ne escono sempre urlando e schiamazzando. Non manca mai qualche rutto di commiato.
In genere sono maleducati e ti guardano con aria di strafottenza anche quando ti ordinano un caffè. Ignorano l'esistenza del congiuntivo e vivono in un mondo tutto loro fatto di birre, bestemmie, sigarette, droghe varie, discoteca, calcio e figa. Non conoscono altri stili di vita. Spesso vengono paragonati ai gasteropodi come livello intellettivo.
Un nota di riguardo va anche alla tamarra, che spesso è peggio della sua controparte maschile. Si veste di tutto punto anche solo per andare a comprare il latte al market, ma spesso non sa camminare sui tacchi 12 che indossa e si muove goffamente tra risolini e schiamazzi da gallina, credendo forse di essere attraente per il sesso opposto (e spesso è così!!).
NOTA: spesso il tamarro autoctono fa comunella con il tamarro immigrato (di solito vengono da Torino o Milano oppure da un generico Sud) e allora si salvi chi può.
 
3) Lo straniero intenditore
Questo personaggio è molto particolare quanto in continua crescita. Solo perchè spiccica due parole in italiano pretende di conoscere meglio di te come preparare uno spritz o un cappuccino. Riporto qui di seguito un esempio:
Una coppia di olandesi ha ordinato uno spritz Campari ma non è soddisfatta e dopo 5 minuti torna indietro:
Marito: "Mi scusi, ma questo è Campari?"
Io: "Sì perchè?"
Moglie: "Mmh, è diverso! Al bar della spiaggia non era così.."
Io: "No guardi è impossibile, ho usato quello!" (e indico la bottiglia)
Marito: "Eh sì..la bottiglia è quella, ma dentro cosa c'è???"
Io (sempre più sconvolta): "Mi dispiace signore non so cosa dirle..io mi limito a servire, non sono responsabile degli acquisti."
Marito: "Eh ma colore..colore è diverso e anche sapore..."
Io: "Adesso allora lo assaggio!"
Io (dopo aver assaggiato il Campari): "Guardi non sono un'intenditrice ma mi sembra normale.."
La coppia poco convinta scuote la testa e se ne va parlottando tra sè e sè di chissà quale raggiro. Io e il mio collega ci guardiamo allibiti.
 
4) L'anziano coccoloso
Questo tipo di cliente è tra quelli che vorresti sempre avere. Non si lamenta, non sbuffa se lo fai attendere un nanosecondo, saluta sempre quando arriva e quando se ne va. In genere è solo, o almeno al bar ci viene da solo e nel 90% dei casi ordina un bianco frizzante, a qualsiasi ora del giorno. Più glielo fai abbondante, più ti guadagnerai la sua simpatia. Spesso ha voglia di chiacchierare del più e del meno e ti fa complimenti a caso. Viva gli anziani coccolosi!!
 
5) Quello che vuol fare il simpatico a tutti i costi
Tra tutte le tipologie di clienti questa è tra quelle che odio di più ma poichè mi trovo al di qua del bancone vale sempre la solita regola: sopportare e assecondare!
In genere è un uomo di mezza età, nè brutto nè bello, ma che si crede un gran simpaticone e si diletta a sparar cazzate che non farebbero ridere neanche lo zio Albert di Mary Poppins. Se le dice e se le ride insomma e tu non puoi far altro che fingere di divertirti un mondo anche se vorresti sparire dentro il fabbricatore di cubetti di ghiaccio.
 
6) Il bambino svarionato
Questo punto non descrive una categoria ben definita ma vuole raccontare un episodio assurdo capitato ben due volte con bambini diversi.
Bambino: "Ciao!"
Io: "Ciao! Dimmi"
Bambino: "Mi dai 10 euro?"
Io (dopo 5 secondi di silenzio attonito): "Eh??"
Bambino: "Eh..sì volevo chiedere se mi puoi dare 10 euro per giocare ai videogiochi"
Io (non sapendo più se ridere o piangere): "No guarda, io non posso mica darti dei soldi dalla cassa, capisci? Devi chiederli alla mamma o al papà!"
Il bambino mi fissa visibilmente deluso e dopo aver risposto con un eloquente "Ah.." se ne va a testa bassa.
Genitori state attenti a quello che mangiano i vostri figli. Gira roba strana in quel campeggio.

Per oggi dal fronte Antropologia del Cliente è tutto.